Oltre agli arazzi millefiori, si devono ad un esponente della famiglia Gonzaga anche i sei esposti in questa sala. Essi infatti furono commessi dal titolare del Museo, il venerabile vescovo Francesco, che li fece realizzare a Parigi mentre vi si trovava in qualità di nunzio pontificio, e al ritorno a Mantova li collocò nella cattedrale, a integrazione dell’amplissimo ciclo figurativo che egli affidò a vari artisti, tra i quali Teodoro Ghisi, Ippolito Andreasi e Antonio Maria Viani.
Il ciclo intendeva tradurre in immagini il Catechismo del Concilio di Trento, del quale i sei arazzi illustrano il capitolo della Pasqua: la Pasqua annunciata, con l’episodio della Trasfigurazione; la Pasqua realizzata, con l’incredulo Tommaso che tocca il corpo del Risorto; la Pasqua completata, con l’Ascensione di Gesù al cielo; i frutti della Pasqua, con il dono dello Spirito Santo a Pentecoste e, nei due arazzi di minori dimensioni, una rassegna di santi.
I santi scelti a rappresentare tutti i beneficiari della Pasqua sono i due apostoli Pietro e Paolo, Anselmo, patrono della città e della diocesi, il papa Celestino, di cui in cattedrale si veneravano le spoglie, e quattro francescani (Bernardino da Siena, Diego di Alcalà, Francesco d’Assisi e Antonio di Padova), dell’Ordine cioè del quale il vescovo Francesco era stato Ministro generale. Egli stesso si è poi fatto raffigurare nella scena dell’Ascensione, con l’indicazione della sua età che consente di datare gli arazzi al 1598. Pregevoli sono anche le cornici, con scenette monocrome raffiguranti episodi connessi con le scene maggiori, nonché stemmi del committente e, sul lato inferiore, la sua impresa: un’ara su cui si immola il Mistico Agnello, con la sigla FFG (che sta per Frate Francesco Gonzaga) e il motto Soli Deo honor et gloria, “Soltanto a Dio l’onore e la gloria”.
La recente identificazione di alcuni disegni preparatori ad opera di Stefano L’Occaso ha permesso di assegnare l’invenzione degli arazzi al parigino Henri Lerambert, pittore di corte di Enrico IV proprio negli anni in cui il vescovo Francesco si trovava a Parigi. Al rientro a Mantova egli li donò alla cattedrale, collocandoli nell’abside. In seguito i quattro maggiori furono spostati sui pilastri della cupola, come testimonia il dipinto di Vindizio Nodari Pesenti, che raffigura la messa pontificale del vescovo Domenico Menna il 18 marzo 1947.