Paola Venturelli
€ 35,00
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La città di Limoges, se è universalmente rinomata per la sua porcellana, gode anche dell’insigne privilegio di essere rappresentata nei musei del mondo intero per le delicate testimonianze di un’altra arte del fuoco, praticata tra le sue mura quasi senza interruzione da quasi un millennio: lo smalto.
Veri collezionisti di smalti, insieme con altri oggetti d’arte e curiosità, se ne conoscono sin dal XVII o XVIII secolo… Ma è soprattutto nel corso del XIX secolo che il gusto per questi oggetti si sviluppa, insieme con l’impegno di studiarli. Si formano grandi collezioni, le opere cambiano di mano, sono presentate a esposizioni, più spesso a Parigi e a Londra, e sono pubblicate in cataloghi. È importante rilevare che gli smalti medievali champlevé, pur se nessuno ignora che essi siano stati prodotti a Limoges, sono detti allora smalti bizantini; solo gli smalti dipinti rinascimentali sono chiaramente identificati come limosini. Questa ambiguità semantica, rivelatrice di un approccio trasversale alla storia regionale dello smalto, sarà carica di conseguenze: trascurando una parte delle loro radici e abbandonando lo smalto champlevé all’industria d’arte – rappresentata particolarmente dalle case Barbedienne o Poussielgue-Rusand – gli artigiani smaltatori di Limoges, dalla metà del XIX alla metà del XX secolo ne accantoneranno la pratica, per darsi alla riscoperta e alla maestria dello smalto dipinto che essi finiranno per considerare come loro referenza esclusiva in materia di tecnica e di tradizione, a rischio di contrarre severamente e durevolmente la loro ispirazione.
Il primo volume del catalogo del Museo Francesco Gonzaga.La riscoperta dello “smalto di Limoges” o “smalto dei pittori” verso la metà del XIX secolo avviene in parallelo a Limoges, in piccole botteghe indipendenti, e a Parigi, dove la gran parte degli smaltatori gravita intorno alla manifattura di Sèvres. Questi ultimi conoscono un vero successo. partecipano a esposizioni con creazioni o copie, e la loro abilità è ugualmente impegnata a restaurare i pezzi antichi sempre più apprezzati dai collezionisti. È difficile oggi giudicare le loro intenzioni. ma è evidente che la loro produzione, d’una qualità spesso smagliante, non ha potuto non favorire l’emergere di un mercato fraudolento. Gli appassionati dell’epoca hanno potuto lasciarsi ingannare da copie virtuose o da falsi deliberati; quelli di oggi beneficiano di una maggiore distanza critica e possono disporre di perizie di laboratorio. Queste in effetti sono state sollecitate dai musei una ventina d’anni fa, per meglio comprendere il fenomeno di degrado di certi smalti e tentare, nell’impossibilità di rimediarvi, di limitarne le cause. In tale contesto sono state stabilite le prime basi dei dati concernenti la composizione degli smalti dipinti, oggi ricchi quanto basta a identificare molti elementi propri degli smalti ottocenteschi e offrire un sostegno scientifico all’analisi visiva delle opere, di sua natura soggettiva.
Per la maggior parte, le collezioni di smalti dipinti limosini nel mondo comprendono alcuni pezzi moderni di gusto rinascimentale. Ma rare sono le raccolte che, come quella del museo diocesano Francesco Gonzaga di Mantova, offrono in così gran numero, al visitatore e al ricercatore, capisaldi di identificazione relativi allo smalto dipinto del XIX secolo, favorendo in tal modo un’autentica educazione dello sguardo e nel contempo un profondo diletto. Il catalogo ragionato di questa collezione, rimarchevole su scala internazionale, costituisce dunque un’opera di riferimento, che tutti gli appassionati sapranno apprezzare.