Roberta Benedusi e Stefano L'Occaso
€ 25,00
Il volume dell'esposizione che ha celebrato i quarant'anni di apertura del museo Francesco Gonzaga
Il loggiato quadrangolare del museo diocesano delimita uno spazio vuoto, oggi abitato da quattro maestosi tigli. Un fazzoletto di terra attorno a cui si sono incrociate storie, comunità, istituzioni, personaggi più o meno famosi, sono stati costruiti edifici, ristrutturati, connessi, demoliti. Ma quello spazio, proprio perché vuoto, è stata la condizione di possibilità per incontri, confronti, attraversamenti. È stato testimone silenzioso di passaggi epocali e della quotidiana fatica di vivere e di credere di molti, mantovani e non solo.
La mostra allestita nella sala delle colonne, prospicente questo spazio, è particolarmente suggestiva perché consente di recuperare la memoria e parte del cospicuo patrimonio artistico e documentario prodotti in questo luogo o ad esso legati per questioni culturali ed istituzionali. Soprattutto perché si estende oltre i confini di ciò che rimane dell'antico convento agostiniano qui edificato e riconnette le fila della storia della città, che in questa porzione ha subito trasformazioni e riletture profonde.
Il team di studiosi che ha lavorato a questo progetto espositivo ha dovuto fare i conti, per la chiesa e il convento di Sant'Agnese, con le spinte e le trasformazioni secolarizzatrici della seconda metà del Settecento, che hanno quasi completamente obliterato gli elementi "religiosi" del complesso. Poiché le soppressioni e le alienazioni sono state compiute con burocratico fondamento legislativo, esse hanno lasciato accurate tracce negli archivi, che sono servite come punto di partenza per indagini, studi, confronti. I risultati del prezioso lavoro di ricerca sono ora offerti ad un ampio pubblico e disponibili in questo catalogo.
La storia di Sant'Agnese mette in luce anzitutto una comunità, gli Eremitani o Agostiniani, che ha abitato e trasformato questo luogo, ha animato la fede dei mantovani, favorendo il culto dei santi, come emerge dalla ricostruzione documentaria dei numerosi altari della chiesa, mantenendo viva la memoria del primo santo mantovano anche di nascita, il beato Giovanni Bono (1168-1249), oggetto in quel tempo di intensa devozione. Le pale d'altare della chiesa e parte del patrimonio librario del convento sono stati identificati e qui per la prima volta esposti assieme.
La successione di interventi e mutamenti del complesso architettonico, prima convento, poi orfanotrofio, poi caserma, quindi convitto studentesco, si conclude con la trasformazione in Museo Diocesano, di cui quest'anno ricorrono i quarant'anni di apertura al pubblico. L'anniversario viene celebrato anche con questa mostra, ideata e fortemente voluta da Mons. Roberto Brunelli, indimenticato direttore del museo e animatore della vita culturale della città.
(tratto da BeWeb)